Definizione di adulto secondo la posizione situazionale-sociale

Definizione di adulto secondo la posizione situazionale-sociale

La prospettiva di tipo situazionale-sociale considera l’adulto unicamente in funzione della società di cui fa parte. Secondo tale posizione l’adulto viene definito in base alle regole della società di appartenenza: se egli rispetta tali regole, può dirsi adulto, altrimenti non ha il diritto di entrare nella “comunità degli adulti”. La società lo designa sulla base di ruoli e funzioni, che il soggetto deve svolgere, come ad esempio l’autosostentamento economico, la costruzione di un nucleo familiare autonomo e la procreazione, ruoli questi che determinano il pieno raggiungimento di uno sviluppo fisiologico e psichico, caratterizzato da maturità e stabilità.

L’età diviene in questo modo “età sociale” definita unicamente dai ruoli assunti all’interno della società nelle varie fasi della vita, pertanto essa viene concepita come un costrutto sociale che varia da età ad età, da epoca ad epoca, da cultura a cultura. Seguendo quest’indirizzo, l’idea di adulto, così come quella di bambino, adolescente ed anziano è contrassegnata da instabilità temporale e geografica; muta nel tempo in base all’uso rappresentazionale che quel gruppo umano ritiene utile farne e alle sue caratteristiche etniche. Ciò non vuol dire che l’uomo è “classificato” dalla società in modo predefinito, anzi la suddivisione in categorie e classi è determinata in definitiva proprio dagli stessi “individui”, anche in funzione della gerarchia socio-economica occupata e dalla loro percezione della società.

Le origini di questa scuola di pensiero risalgono agli anni trenta del novecento e sono riconducibili alla filosofia fenomenologica di E. Husserl (1913), che indaga l’intenzionalità dell’individuo nell’atto di conoscere i significati soggettivi attribuiti al reale, significazioni che dipendono dalla struttura coscienziale dell’individuo, nonché alle articolazioni di A. Schutz (1932) e di G.H. Mead (1934).

Alfred Schutz, allievo di Husserl in Fenomenologia del mondo sociale,ricercò i metodi e le procedure per descrivere e successivamente interpretare le azioni quotidiane dei soggetti e dei gruppi umani. Si dedicò allo studio di biografie, intese come microtesti dotati di senso a partire dall’autorappresentazione che esse si assegnano nel gioco delle relazioni sociali.

Per George Herbert Mead, l’idea di individualità è ritenuta astratta, qualora la si escluda dal contesto sociale; infatti l’agire del singolo è regolato dalla interazione con gli altri e dalle risposte negative o positive che da questi gli provengono. In questo senso l’ambiente avrebbe il potere di strutturare psicologicamente la personalità. L’interazionismo simbolico, di cui G.H. Mead fu uno dei maggiori esponenti, attribuisce all’esperienza soggettiva un valore relativo, poiché il soggetto è solamente il prodotto di ciò che gli altri vedono di lui. Tutto si riconduce alla mediazione dell’osservatore, che legge la realtà in ragione del retroterra culturale di appartenenza. In riferimento all’età adulta si comprende che non potrà mai esistere una sola definizione di adulto, ma tante quante sono state le formulazioni che le diverse culture hanno elaborato per rispondere al loro bisogno di identificare un’età adulta.

 

Articolo divulgativo a cura di Dott.ssa Cristina Puglia Psicologa e Psicoterapeuta