Disturbi dell’umore

E’ difficile trovare le parole per descrivere l’esperienza del dolore poiché ognuno
di
noi in genere è molto più impegnato ad opporvisi invece di ascoltarlo e lasciarlo
fluire. Siamo
convinti sia
pericoloso lasciare questo sentimento divampare internamente perché temiamo possa
diventare
distruttivo come un
fiume in piena. Intravediamo nel dolore quasi una via di non
ritorno, guardiamo con
sospetto e
paura questa esperienza umana così potente e cerchiamo di sbarrargli la strada,
mettendo in atto
svariate strategie
per fare scudo; ma così facendo non ci rendiamo conto della prigione: rinunciamo a
vivere una vita
con tutti i suoi
sapori preferendo il controllo sui sentimenti.
Provare dolore è parte
integrante
dell’esperienza umana
come la nascita e la morte, come la gioia, la rabbia e l’amore, rifiutandolo ci
allontaniamo da noi
stessi e
dall’unica cosa reale in quel momento per noi, dal centro della nostra
esperienza,
fulcro
dell’energia creativa. Opponendoci a ciò che siamo il risultato è lo smarrimento e
la perdita di
significato per
ogni cosa, non riusciamo più a desiderare perché i desideri partono dal sentire;
entriamo in una
spirale di
malinconia e paralisi; senza più fantasticare e progettare siamo senza speranza e
tutto ciò fa
percepire la morte
molto vicina.
La stanchezza, la malinconia, il bisogno di stare
soli; si perde
interesse per le
cose della vita ed è faticoso prendersi cura di sé. La dimensione di
apatia,
disperazione
silenziosa, mancanza di progetti e speranza per il futuro, mette a contatto con il
vuoto e con il
non senso; non vi
è malessere che ricordi così da vicino la morte: è un implodere nel passato, in cui
non vi sono
possibilità né per
il presente né per il futuro.
La Psicoterapia della Gestalt, considera i
disturbi dell’umore
come una condizione
di vita intimamente connessa alla storia personale; la sensazione di angoscia svela
l’esistenza di
una realtà
passata o presente di cui non si è consapevoli o non si riesce ad accettare;
affrontare questo
disagio significa
accogliere se stessi e la propria ferita per rinascere.
Spesso, quando la vita che stiamo conducendo non è consona ai nostri desideri e in
questo senso non
ci appartiene,
preferiamo ammalarci piuttosto di riconoscere che l’amore ricevuto non ci ha nutrito
e le scelte
affettive e di vita
attuali sono altrettanto deludenti e richiedono una svolta; temiamo di non reggere
il bruciore della
ferita mentre è
proprio dalla sua accettazione che i sentimenti d’angoscia e
inerzia possono
trasformarsi ed
acquistare il sapore dinamico di una realtà in cui tutto crolla per essere
ricostruito.