Dipendenza da gioco d'azzardo

Dipendenza da gioco d'azzardo

Il lotto, il superanalotto, la schedina totocalcio, le slot machine e i giochi elettronici sono diventati strumenti di illusione per tanti italiani che sognano una vincita milionaria. Tanta gente spera e gioca sognando vincite favolose in grado di cambiare la vita.

Oltre 30 milioni di italiani hanno giocato almeno 1 euro nell'ultimo anno. Quattro o cinque milioni giocano in modo un po' più rischioso, cioè scomettono somme importanti rispetto al proprio patrimonio. Poco meno di un milione di italiani giocano in modo francamente problematico, con problemi sul piano relazionale, familiare, sul lavoro. Infine sono 200.000 i giocatori patologici. Siamo bombardati ogni giorno con pubblicità suadenti che ci fanno il lavaggio del cervello urlando che se giochi puoi arricchirti! Locandine delle ricevitorie sono in ogni angolo di strada. Tutto sembra dire: “Ma sei proprio uno stupido? Hai tutte queste difficoltà economiche e non vieni a comprare un biglietto vincente? Cosa aspetti? Ma non ti importa niente della tua famiglia? ”. Insomma ci allettano con vincite improbabili e ci fanno sentire anche colpevoli. Che probabilità abbiamo di vincere? E' un  grande imbroglio, un immenso raggiro, perché è estremamente difficile vincere somme importanti. La probabilità  di vincere somme importanti sono molto basse!!!!

Ma cosa si verifica di così attraente da coinvolgere così tanto che alcuni arrivano perfino a rovinarsi? Che uno sia dipendente da alcool, eroina, nicotina o dal gioco, queste manie hanno una cosa in comune:

  Man mano che avanza la dipendenza, la cosiddetta "droga" viene consumata con costrizione anche se non vi è più legato nessun tipo di piacere
  La perdita del controllo cresce in modo incessante
  Il mezzo della dipendenza diventa un modo per evadere dalla realtà
  Infine la dipendenza viene portata avanti con ossessione, nonostante si siano già verificate molte conseguenze negative

Non è tanto il gioco o il fine ludico ad appassionare, quello che stimola, oltre alla possibilità di vincite importanti, è scoprire metodi segreti in grado di dominare il gioco e acquisire il sistema per vincere al gioco e poi vivere felicemente come un pascià. Il gioco delle scommesse è una specie di magia. Uno stato mentale molto diverso da quello di tutti i giorni. Si entra in una condizione di speranza, una disposizione di attesa, una sensazione che può accadere qualcosa di grandioso, che, se realizzata, si va a vivere in una dimensione diversa, di potenza, di possibilità smisurate, di assenza di problemi economici, senza più problemi lavorativi e affettivi.
Durante il gioco il giocatore entra in uno stato di eccitazione e cerca di trovare scuse e spiegazioni logiche per il suo giocare incontrollabile. Il soggetto può pensare a fatti soprannaturali e magici e vive sempre di più in un mondo fittizio, ricco di vincite e in cui il giocatore è onnipotente. Si estranea da ciò che lo circonda e pian piano si isola. Si imprimono schemi mentali distorti. Infine il gioco diventa l'attività principale della propria vita e si sviluppa nella decadenza fisica, della personalità e sociale.

Un pensiero magico che porta il giocatore in un'altra dimensione: spegne la parte adulta e razionale e lo trasporta in quella del SOGNO e della MAGIA. Insomma un tuffo nell' inconscio e un ritorno all'infanzia, a quando credevamo alla bacchetta magica. Insomma, il gioco ti fa entrare in uno stato magico, ipnotico, uno stato di trance e di sogno. Sei in una condizione differente, diversa da quella dell'adulto con i piedi per terra. E' una condizione fatta di illusioni da cui si fa fatica ad uscirne.
Il pensiero magico che si era sopito alla fine dell'infanzia, ora viene stimolato nuovamente. Si è risvegliato il bambino in noi.
La magia fa realizzare istantaneamente le cose desiderate, tutto quello che brami e che desideri lo ottieni all'istante: basta un colpo di bacchetta magica. Tutto ciò che desideri arriva senza problemi, senza lavorarci, guadagnare, risparmiare e senza fare sacrifici.

A queste cose credono solo i bambini. Gli adulti sanno che se vogliono qualcosa devono sudare, perché nulla è regalato.

Per fortuna, per tante persone il gioco rimane solo un ‘gioco'. Le illusioni e le aspettative sono sotto controllo, si rimane con i piedi a terra e salvo in limitate circostanze, non si perde il contatto con la realtà. La condizione “adulta” rimane inalterata, si accettano le privazioni, le rinunce e le fatiche e non si fanno sogni irrealizzabili.

Per alcuni soggetti le cose vanno diversamente. Le condizioni psichiche, sociali, economiche, familiari ed affettive sono tanto sfavorevoli da rendere più gradevole stazionare nella condizione del pensiero magico, ad immaginare vincite stratosferiche e illudersi in una realtà diversa.

Lo sviluppo della dipendenza dal gioco è un avvenimento complesso, nel quale interagiscono numerosi fattori. Ma di particolare importanza sono:

  Un profondo problema di auto-stima (disturbo "narcisistico")
  La presenza di disturbi di tipo relazionale
  L'incapacità di gestire l'agitazione

La persona sola, malata, triste e disoccupata rimane più volentieri nell'illusione che un biglietto vincente sarebbe proprio di aiuto.
Persone disoccupate, con difficoltà economiche e con problemi a tirare avanti la famiglia, spesso vanno al “posto della speranza” a comprare un biglietto e sperare di vincere. Imprenditori con difficoltà economiche, con stipendi da pagare, creditori da saldare, sperano che un biglietto vincente andrebbe bene a loro e a ‘tutta la baracca'. In alcuni individui le vincite possono assumere profondi significati affettivi.  Una vincita è gratificazione, ricompensa, regalo. E' la soluzione di tutti i problemi e un risolutivo cambiamento di vita. Da chi puù arrivare un regalo così desiderabile e immenso? Sicuramente da chi ci vuole bene. Un benefattore, un genitore. Questo è il passaggio mentale che crea nuovamente la situazione genitore-bambino e che va a richiamare la memoria emozionale della nostra infanzia e del  rapporto vissuto con i nostri genitori. L'illusione della vincita a portata di mano crea uno stato mentale alterato in cui si è immersi in illusioni e sogni di vincite. Uno stato in cui primeggia il pensiero magico. In questa condizione si è scaraventati nel passato, in uno stato infantile, nella nostra infanzia, con tutti i ricordi associati.
La mancata vincita può assumere il signicato di un rifiuto, un abbandono o un connotato di indifferenza. La persona pensa: “Come, io ho tanto bisogno e tu non mi aiuti?” La condizione magica, ipnotica e infantile fatta nascere dalle condizioni di gioco, quando non realizza una vincita, può stimolare antiche emozioni di carenze affettive, di rifiuto, di abbandono o di indifferenza. Questa emotività esiste nell'inconscio e nella memoria emozionale.
La modalità coattiva o il continuare a giocare, nonostante le perdite accumulate, assume un valore profondamente affettivo il cui significato è:“Se vinco vuol dire che sono accontentato, mi vogliono bene, allora io valgo. Se non vinco, vuol dire che a loro (i genitori) non interessa nulla di me, non sono amato, che non valgo nulla, non sono amato,sono indifferente. Devo continuare a chiedere. Spero che questa insistenza faccia svegliare il loro interesse nei miei confronti”.

Di particolare importanza è il problema riguardante la propria stima, il giocatore patologico inizia a sentirsi vuoto o come se fosse una nullità. Alcuni sentimenti di inferiorità già presenti durante l'infanzia, vengono compensati da fantasie di grandezza e onnipotenza. Le prime vincite rafforzano la propria stima e confermano che si è qualcuno di speciale. Agli inizi spesso si incontra il cosidetto "big win", un profitto apparentemente rapido e veloce da conseguire, che in molti casi è il punto di partenza per il decollo in un mondo di fantasia.

La frustrazione della non-vincita porta alla ossessione e alla coazione a ripetere. Il disturbo ossessivo è contraddistinto da immagini, pensiero fisso e intrusivo, iper-controllo, rituali e compulsione a ripetere. L' imprevedibilità del gioco fa provare ansia e paura di perdere il controllo. Per vincere sull'imprevedibilità e  assumere un certo controllo sul gioco il giocatore si affida a rituali, atti superstiziosi  e credenze cabalistiche. Il sintomo ossessivo e la coercizione hanno l'effetto di farlo continuare a giocare, nella speranza di una vincita che assume  il significato simbolico di un regalo, un aiuto e riconquista delle attenzioni e dell'amore da parte di un genitore assente, indifferente, che abbandona e che rifiuta.

La compulsione al gioco non si spegne perché l'interesse dell'individuo non è verso il gioco o la vincita, ma il soddisfacimento di un bisogno d'amore e di una carenza affettiva, richiamato in vita dall'imprevedibilità dei giochi d'azzardo e dalle convinzioni false che vincere è facile. Nonostante l'accumulo dei debiti e della perdita economica, la continuazione e la compulsione al gioco è destinata a continuare, non tanto per rifarsi dai debiti, quanto per l'inconscio bisogno di richiamare l'attenzione ‘del genitore', sul suo stato di necessità. Una specie di  supplica di non abbandonarlo.

Quali sono i fattori di rischio?
Un misto di diversi elementi. Prima di tutto come si nasce, perché sappiamo che c'è qualche ereditarietà in parte connessa con altri comportamenti di dipendenza, e poi dove e come si cresce. Un ambiente familiare in cui gi aspetti materiali sono enfatizzati rispetto agli aspetti emotivi è un fattore di rischio.
La crisi economica fa impennare il problema: meno risorse si hanno e più si è propensi a rischiare. Sicuramente c'è un rapporto inversamente proporzionale con la condizione di benessere. Per questo il gioco è una malattia sociale: giocano di più le persone meno istruite e con minore reddito. Siamo di fronte a una forma di tassazione inversa, in pratica il contrario dell'Irpef.

Il giocatore sa molto bene che sta rischiando la bancarotta e il disastro affettivo e familiare. E' angosciato per questo, ma non sa come resistere all'impulso del gioco. La compulsione è forte e impellente; se non lo fa aumenta l'ansia e l'angoscia. L'aiuto deve partire dalla creazione di un buon rapporto terapeutico perché la persona è diffidente, insicura e portata a pensare che non riceverà alcun aiuto valido. Il suo bisogno profondo è quello di far cambiare idea ai ‘genitori del passato'. La sua convinzione attuale è che può farlo solo attraverso una vincita al gioco. Si sviluppa una tipica dinamica da dipendenza, che comprende tutti gli ambiti della vita. Alla fine si arriva ad avere delle possibilità limitate nella regolazione delle proprie azioni.

La dinamica tipica da dipendenza si mostra ad esempio nel tentativo di pareggiare delle perdite presenti con puntate più alte, il Chasing, nel poker chiamato anche "on-tilt". Si arriva ad un continuo isolamento sociale. Si sviluppano sensi di colpa e di vergogna, il gioco viene tenuto nascosto. Ci si inserisce sempre di più in un particolare ambiente dei giocatori con uno stile di vita tipico del giocatore d'azzardo che si appoggia soprattutto all'immediata soddisfazione di bisogni. Ciò può portare anche ad azioni criminali per procurasi soldi per giocare.

Infine da lí può nascere la rovina finanziaria, la perdita del supporto familiare e del proprio lavoro. Spesso i giocatori intraprendono una carriera criminale. Fisicamente le conseguenze del gioco continuo ed irrequieto si manifestano in diversi sintomi psicosomatici fino ad ulcere, mal di testa e infarti.

Se negate di avere un problema, non ve ne libererete mai. La dipendenza non è qualcosa che si sceglie e anche per questo motivo non è qualcosa che possiamo far scomparire soltanto con la nostra volontà. Se fosse facile togliersela di dosso, allora non sarebbe affatto un problema. Soltanto ammettendo di avere un problema si può incominciare a fare qualcosa per risolverlo. Ogni tentativo di far ragionare o di bloccare l'atto di giocare è destinato a fallire, a non essere di nessun aiuto, perché col disturbo ossessivo agire solo sulla sintomatologia è riduttivo. Il pensiero ossessivo, i rituali e la compulsione hanno un significato simbolico di un richiamo, un pianto, verso un genitore indifferente ai bisogni del figlio.La terapia psicologica può fare molto per aiutare queste persone ‘a guarire'.

 

Articolo divulgativo a cura di Dott.ssa Cristina Puglia Psicologa e Psicoterapeuta