Fobie... non sottovalutarle
Le fobie (paure irragionevoli e incontrollabili) interessano un quinto circa della popolazione; ne sono state elencate oltre 500, alcune delle quali interessano quasi esclusivamente un sesso (per esempio il timore dei topi o dei serpenti è per il 90% tipicamente femminile), altre sono ugualmente diffuse nei due sessi. La causa può essere un ricordo ancestrale di cui è rimasta una traccia nel cervello o un'esperienza negativa amplificata fino a essere vissuta successivamente come fobia. Solo i casi più gravi richiedono un trattamento farmacologico, mentre normalmente si ricorre alla psicoterapia, mettendo gradatamente a confronto il soggetto con ciò che teme.
Quindi ricapitolando perché si possa parlare di fobia occorre che:
a) non vi sia un pericolo oggettivo
b) esista un pericolo, anche minimo, e il soggetto rinunci a incontrare l'oggetto della paura peggiorando la sua qualità della vita.
Il secondo punto è spesso trascurato nell'analisi delle fobie, ma serve a completare il primo che da solo non basta a definire fobie certi comportamenti: salire su un aereo presenta effettivamente un pericolo, anche se è minimo. Analizziamo la paura di volare in aereo e la paura di lanciarsi con il paracadute. Chi soffre di aviofobia (la paura di salire su un aereo) peggiora la sua qualità della vita, complicandosi l'esistenza nel lavoro o nel tempo libero; se fosse coerente dovrebbe riconoscere che anche andare in automobile è rischioso. Non si può invece parlare di fobia nel caso di un soggetto che non vuole lanciarsi con il paracadute: anche in questo caso il rischio è minimo, ma non c'è peggioramento della qualità della vita. Per capire se il soggetto è fobico occorrerebbe mettersi in una condizione in cui il lancio fosse sinonimo di unica possibilità di salvezza. Nel caso di aereo in avaria e disponibilità di paracadute per i passeggeri, un individuo non fobico vincerebbe la paura (non fobia!) di buttarsi e si butterebbe nel vuoto dopo essersi fatto spiegare quale leva tirare.
Perché vincere le fobie - La distinzione fra paure e fobie è fondamentale perché chi soffre di fobie tende a minimizzare i disturbi semplicemente evitando l'oggetto della paura o vedendo pericoli che non esistono (del tipo "i topi portano le malattie": ma allora perché averne ribrezzo anche per un'immagine?). La qualità della vita può essere solo marginalmente ridotta, anche perché di solito vengono messi in atto meccanismi di compensazione (se si ha paura di volare si preferiranno le spiagge italiane a quelle esotiche...); resta il fatto che chi soffre di fobie non ha la forza di volontà sufficiente per imporsi alla propria psiche. Poiché per vincere la fobia è necessario confrontarsi con essa.
Non solo la fobia per avere la sua funzione psichica si crea sempre nei confronti di qualcosa che la persona può incontrare, in modo da mantenere presente il livello di ansia: chi vive in italia sviluppa la fobia dei piccioni e non dei leoni; chi vive in africa svilupperà la fobia dei serpenti dei leoni e delle giraffe!!!
Esercitiamoci dunque a vincere le nostre fobie: chi le ignora e s'illude di essere forte, prima o poi potrebbe scoprire tutte le sue debolezze. La fobia infatti è un sintomo che nasconde un' ansia generalizzata che si lega all'oggetto o alla situazione fobica e che ha bisogno di "venir fuori" per essere funzionale alla nostra psiche. Così man mano che la nostra ansia aumenta maggiormente limitante per la nostra vita diventerà la nostra fobia!
La Fobia è un sintomo e come tutti i sintomi ha molto da raccontarci su di noi. Attraverso un percorso psicoterapeutico può regalarci maggiore consapevolezza e contatto con noi stessi!!!
Articolo divulgativo a cura di Dott.ssa Cristina Puglia Psicologa e Psicoterapeuta